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34ª TAPPA: Österbybruk

34ª TAPPA: Österbybruk

Sabato 17 settembre. Ore 7.06

Mi alzo presto con controllare il meteo, se non piove posso recuperare il tempo che ho perso ieri facendo una tappa molto lunga. Vado subito a controllare alla finestra e diluvia. Poco male, prendo a colazione, faccio l’ultima doccia per chissà quanto tempo, libero le memorie di tutte le schedine che mi porto appresso, e carico fino all’ultimo dispositivo. Mentre compio tutte queste operazioni il tempo passa e la pioggia smette di cadere. Qualcosa m’impedisce fisicamente di partire. Le borse sono chiuse, la bici è in ordine ma Uppsala mi trattiene. Come Calipso con Odisseo,  questa città ha incatenato la mia anima alla sua e mi trattiene contro la mia volontà.

Parto alle 13.00 controvoglia e subito devio per un paio di chilometri verso la Decathlon. Ho la necessità di recuperare un paio di pantaloni pesanti per dormire e una maglia di pile in più, possibilmente a prezzi bassi per non intaccare un budget che è già provato dai guasti meccanici della bicicletta. Finalmente poco dopo le 14.00 sono sulla rotta che ho tracciato verso nord. Ovviamente la tappa lunga che avrei dovuto fare è rimandata. Non ho una destinazione precisa, quando sarò stufo cercherò uno spot per piantare la tenda.

Uscire da Uppsala non è come uscire da Stoccolma. Appena poco fuori dal centro mi ritrovo in aperta campagna. Questo è un paesaggio senza segreti dove non c’è misticismo e tutto è razionale. Niente è ostacolato da nulla. Nel frattempo ricomincia a piovere con intensità. Non mi fermo, non ho tempo e non saprei dove. Sono attrezzato per pedalare in queste condizioni anche se a dire la verità non è per niente agevole. Guido sull’asfalto bagnato, a testa bassa e non vedo quasi niente. Intorno a me le linee prendono forme non definite. Lo spazio assume un profilo liquido che cambia continuamente mentre l’orizzonte appare come un manifesto di un movimento artistico di inizio 900. 

Anche qui come nei giorni precedenti all’arrivo a Stoccolma le campagne si alternano ai boschi, ma le salite sono meno frequenti e meno ripide. L’aspetto del paesaggio cambia all’improvviso ma i colori rimangono invariati. Verde, giallo e grigio. Nel bosco i dettagli si perdono ma la strada assume finalmente una prospettiva. La bellezza della vegetazione non nasconde i suoi misteri come fa la campagna, anzi li sussurra nell’orecchio. L’eco del vento tra le foglie bagnate porta parole d’inaffidabilità, finché il vento non cala di colpo e tutto tace. Sento solo il rumore martellante della pioggia che mi buca il cervello. L’umidità penetra attraverso i vestiti che dopo ore all’acqua cominciano ad essere bagnati. La membrana impermeabile cede e fa passare piccole gocce che mi causano grandi guai. 

Mi devo fermare. Mentre vado avanti a tentoni penso a coloro che ascoltano tracce intitolate “10 Hours Relaxing Rain Sound for Sleep” nelle loro cuffie head phone o in filodiffusione nel salotto, magari con un bicchiere di vino in mano. Li farei pedalare cinque minuti al posto mio. Le nuvole nel cielo diventano sempre più nere e sembra che vogliano fare sul serio, sulla mia testa ho una spada di Damocle tramutata in colonne d’acqua! Esco fuori da quel poco riparo che mi da il bosco inquieto, la strada entra nell’ennesimo campo da golf e lo taglia metà. E’ incredibile quante persone in Svezia pratichino questo sport, anche se finora ho visto solamente campi vuoti.

La pioggia aumenta. Fino a che punto può aumentare la pioggia? Dopo sessanta kilometri di pedalata eroica mi trovo ad un bivio con un cartello che indica verso a sinistra: FILM 4. Mi piace. Seguo il cartello anche se va nella direzione opposta alla quella che indica il navigatore. Nemmeno due kilometri dopo incrocio un laghetto con il solito porticciolo e con la solita piazzola e pianto la tenta. Anche stasera l’ho sfangata. Sfrutto l’ultima luce di un tramonto grigio, sistemo le mie cose e mi precipito un bar per caricare le mie attrezzature. E’ un po’ tardi, ma trovo comunque il tempo per scrivere. Nella stanza affianco delle giovani ragazze cantano e ballano fino allo stremo. E’ tornata la notte, i lampi solcano il cielo 

illuminando per una frazione di tempo le case rosse bordate di bianco. 

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