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9ª TAPPA: INNSBRUCK

9ª TAPPA: INNSBRUCK

“Cambio a 10 velocità! Amico mio, tu hai più di un problema!” 

Mi alzo come ogni mattina, sapendo che ogni fottuto giorno, la gazzella dovrà correre più del leone, ma in tutto ciò ancora non ho capito se io sono il leone. Se fossi la gazzella mi andrebbe bene lo stesso, caricherei il leone!

L’albergo è di livello, Mattia ci sa fare. Una colazione cosi non si dimentica facilmente, soprattutto perché è tutto fresco e fatto in casa; purtroppo non ci sono porzioni confezionate da portar via per il viaggio.

Con una ventata di ottimismo, tipico di un ligure ad agosto, prendo la bici e mi avvio verso l’ignoto! Il primo meccanico mi rimbalza in meno di un minuto. Non ha nemmeno preso in considerazione il problema. Cominciamo bene…  

Il secondo meccanico mi dà un falsa speranza, forse più per quell’educazione tipica degli abitanti di montagna. 

Con il terzo meccanico sperimento i problemi del bilinguismo.

La possibilità di non ripartire in giornata è più che concreta. Sono abbattuto per davvero. L’albergo ha dato via la mia stanza, e in tutta Vipiteno, non c’è una camera disponibile. 

Oltre il danno, intravedo la beffa, che nel confronto finisce con l’essere inevitabilmente più dolorosa.

Google mi indica un ultimo meccanico, fuori da Vipiteno, sulla ciclabile in direzione del Brennero. Ci provo, tanto non ho alternative e non posso fare altro che pedalare. La missione primaria era aggiustare la bici, adesso il pensiero è anche come passare la notte. Federico parte per lavoro e va a Garessio  Non può ospitarmi.  Se la mia casa a Ormea fosse finita, avrei potuto proporgli una scambio.

Nella vita ho sempre avuto fortuna, e quella che sembra essere sfiga, in realtà, arriva sempre per un motivo preciso.

Dal quarto meccanico scopro che il cambio non è rotto, ma il guasto è serio e non basta cambiare il deragliatore. Ci vuole un forcellino che lo tenga dritto, e ogni bici ha il suo. Nel mondo pare ci siano 8000 Forcellini per deragliatori posteriori e mi chiedo davvero perchè! Il negoziante, accenna un sorriso a denti stretti, il massimo della gentilezza di cui un montanaro è dotato, e senza darmi alcuna speranza, rovista in una scatola piena di pezzi di ricambio buttati alla rinfusa. Il forcellino non si trova! 

La mia faccia deve averlo impietosito, perchè ne prende uno più o meno simile e lo modifica, compiendo il miracolo. In un quarto d’ora la durlindana torna in strada, con un decimo della spesa preventivata. 

Sono le 11.30, devo fare in fretta. Voglio e devo arrivare a Innsbruck.

Carico le borse e parto a ritmo serrato, sono gasato. Quando la giornata parte male ma si riprende in questo modo, capisci che nessuno potrà fermarti. Il confine non è distante, ma il dislivello è importante. 

Pedalata dopo pedalata, goccia di sudore dopo goccia di sudore, la fatica si fa sentire.

Fisso il pensiero sul compimento del gesto ed entro in uno stato meditativo, profondo. Nel mirino solo il Brennero. 

La mia testa diventa un fiume di idee confuse. Sono assorto. La vegetazione cambia con l’altitudine. Il vento si alza e il sole mi osserva attraverso i pini. Lo fa da ogni direzione, ma non mi offende come nei giorni precedenti, al contrario, mi sprona, mi spinge, accompagnandomi dolcemente fino in cima.

Attraversare le Alpi è il mio primo obiettivo, come Annibale con gli elefanti. Io, in sella alla mia bicicletta. Arrivo in cima, le gambe diventano leggere di colpo. Fra le nubi sbucano i denti delle montagne e il paesaggio è gradevole. Sono sul passo del Brennero!

Fin dall’antichità qui si è svolto un ininterrotto migrare di genti, spinte dal commercio o dalla guerra. Il paese è stato teatro dell’incontro che ha sancito pubblicamente l’alleanza tra I regimi di Hitler e Mussolini.

Mi fermo, compro le pesche più dolci che abbia mai assaggiato e vado in Austria.  

Per gli accaniti della bici, il Brennero è forse il passo più facile da attraversare in salita. Per lo meno dal lato italiano. Per me è stato uno scoglio mica da ridere. In salita sono scarso da sempre. La mia struttura fisica lavora meglio in pianura e spacca in discesa! Il Brennero era un appuntamento scritto, dopo aver assaporato il momento e le pesche, comincio la discesa verso la valle dell’Inn, con un giorno di ritardo. Dopo una lunga salita, la teoria impone altrettanta discesa, se non in termini di percorrenza almeno in termini di distanza. La realtà qui va contro le leggi della fisica!  A parte il primo tratto, in cui effettivamente la strada scorre sotto le gomme, in Austria esistono le famigerate discese che non scendono. Tracciati ripidissimi con una pendenza del 13% in cui devi pedalare più che in salita. I paesaggi sono incantevoli, sembra di essere a Fantisilandia.  Arrivo a Innsbruck intorno alle 18. Stanco morto, ma con il sorriso nel cuore.

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